lunedì 23 febbraio 2015

Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)

Locandina - Image from Google Images



Cari lettori,

Inarritu dopo “Biutiful” (2010), torna sul grande schermo con una pellicola pluripremiata agli Oscar 2015 e acclamata da ogni fronte, con una storia di vittimismo attoriale con un cast forte costretto a interpretare ruoli stereotipati e cliché insopportabili, il tutto legato da una regia di livello e un’estetica ammirevole e molto divertente.
Riggan Thomson (un vecchio e amorevole Michael Keaton) è un attore famoso e da tutti conosciuto per aver interpretato “Birdman” in tre film di grande successo commerciale. All’orlo della maturità generazionale e privo di sbocchi “validi” per la sua carriera decide di scommettere con se stesso e di mettere in scena a proprie spese un adattamento da lui scritto e interpretato dell’opera di Carver “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”. Una scelta azzardata per lui, per quell’uomo lasciato da una moglie che è però sempre presente e amorevole, con una figlia appena uscita dal tunnel della tossicodipendenza ma dotata di una saggezza inspiegabile, con un’amante bella e giovane ma guarda caso sterile e superflua; una scelta che va contro ogni logica per colui che è e resterà sempre quel personaggio da lui tanto odiato, quel Birdman che gli ha regalato fama, denaro e immortalità.
Inarritu trascina lo spettatore in uno spettacolo dentro lo spettacolo, in un teatro ricco di personaggi, di protagonisti scontati e prevedibili (Edward Norton sforna frasi da “Baci Perugina” costringendosi in mimiche che non gli appartengono) e di comparse più significative con una colonna sonora che è il cuore degli stessi interpreti, che scandisce un piano sequenza infinito e magico che è sicuramente la perla di questa pellicola.
Una regia bellissima e un’estetica spassosa rendono il tutto piacevole allo sguardo, un tutto che però è fine a se stesso, un tutto egoriferito a un personaggio che vuole ad ogni costo staccarsi da quello che è stato il suo destino, allontanarsi dal cinema e provare a fare qualcosa di artistico, come se ciò fosse in grado di riscattarlo da tutti i punti di vista.
Birdman è il cinema stesso che si parla addosso, è un frullato di sentimentalismo da star incomprese (come se Keaton fosse famoso perché ha interpretato “Batman” negli anni ’90 mentre mi auguro la gente lo ricordi anche per le sue altre interpretazioni, tanto per citarne due, o meglio una, in “Jackie Brown” di Tarantino, 1997 e in “Out of Sight” di Soderbergh, 1998 e anche se non fosse così chi se ne importa!) in cui paradossalmente alla fine è forse il cinema che vince in quanto il vero protagonista è Birdman ammirato dallo sguardo folle di un’Emma Stone capace.
Come diceva il grande Sergio Leone: “Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito”; Birdman è senz’altro spettacolo ma spettacolo costruito su una montagna di cliché difficili da passare inosservati e trainato da problemi personali di personaggi lontani dallo spettatore (un volo pindarico dal precedente “Biutiful” senza dubbio) tanto che un finale alternativo era rappresentato da un cameo di Johnny Depp che sentiva la voce di Jack Sparrow dirgli “Come ci siamo ridotti così, amico?”, una lontananza dallo spettatore permettetemi di definire basico, che vuole guardare un film perché lo diverte, perché il giorno dopo deve vendere il pane o andare in ufficio o fare un provino per una piccola parte in un film o in uno spettacolo di second’ordine che rappresenta, però, la sua grande passione…Inarritu, dopo l’incomprensione di Biutiful, ha capito la chiave per vincere i fantomatici premi Oscar, che dire, è un genio.

3 stelle

Fonti: Wikipedia

Cristina Tenca


Dear readers,
Inarrituafter “Biutiful” (2010), is back on the big screen with an award-winning movie - especially at the latest 2015 Oscars: a story about actor victimism, with a strong cast forced to play stereotypical roles and cliches; all tied up by a good director and a fun and nice aesthetic. Riggan Thomson (an elder and lovely Michael Keaton) is a famous actor, well-known for his “Birdman” role, played in three blockbuster movies. On the edge of a generational maturity and with no more "valid" outlets for his career, he decides to bet on himself and put up a screen adaptation of Carver's play “What we talk about when we talk about love”, with his own money. A risky decision for this man, who broke up with his wife but is always there for her; a man with a daughter that's fighting with drug addictions but that's really wise; a man with a beautiful and young love affair, who is also sterile and redundant. A decision that goes again every logic for someone like him who has always been and will always be that hated character, that Birdman who gave him fame, money and immortality. Inarritu takes the viewer in a show inside the show, in a theater full of characters, expected and predictable characters (Edward Norton churns out chocolate-worthy quotes, forcing himself into foreign mimes) and full of more meaningful extra actors, with a key-soundtrack that scans an endless plot, being the pearl of this movie. An amazing direction and a funny aesthetic make everything nicer; but at the same time, everything is an end to itself, everything is only related to a character that wants to detach himself from what was his destiny, from the world of movies and try to do something more artistic - like all of this could redeem himself from every point of view. Birdman is the cinema itself, speaking about itself, is a mix of sentimentalism of misunderstood stars (it's like as if Keaton was famous only because of his role as “Batman”, but I hope people remember him for his other movies as well, like "Jackie Brown” by Tarantino1997, or “Out of Sight” by Soderbergh1998; and if it's not like that, whatever!) in which, at the end, cinema is the winner and the real protagonist, admired by Emma Stone's crazy eyes. As the great Sergio Leone used to say: “Cinema has to be a show, that's what the audience wants. And I think the most beautiful show is myth. Cinema is a myth". Birdman is definitely a show, but a show built on a mountain of cliches, hard to ignore and dragged by the characters' personal issues (a pindaric flight from the previous “Biutiful). There was an alternative ending, with a cameo by Johnny Depp hearing the voice Jack Sparrow telling him “How did we end up like this, man?”, a separation from the average viewer, that wants to watch a movie because it's fanny, because on the following day he has to sell his bread or go to his office or because he has an audition for a small role in a small movie…Inarritu, after his "Biutiful" misunderstanding, has discovered the key to the Oscar, a genius. 
3 stars
Source: Wikipedia
Cristina Tenca
Traduzione a cura di: Giulia Macciò




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