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Cari lettori,
con il suo ultimo film Pedro Almodovar oscilla tra un ritorno allo stile dell’inizio carriera, passando verso un genere totalmente diverso dalla sua ultima pellicola (“La pelle che abito” con Antonio Banderas) e volando verso un’ennesima conferma della sua dote di artista.
Bisogna ammetterlo: Almodovar è un grande regista che, pur avendo connotati forti che non da tutti sono compresi o apprezzati (i sempre presenti riferimenti alla libertà sessuale, al “paganesimo” se mi passate il termine), riesce a raccontare vere e proprie favole.E’ un concetto questo che trovate anche nella mia recensione sul bel film “Parla con lei” del 2002.
Guardare un film di Almodovar è come sentirsi raccontare una storia pazzesca dalla propria nonna, una storia che, però, ha sempre una morale e un lieto fine. Sapete che non mi piace raccontare la trama perciò ve ne do una breve indicazione: alcune persone si trovano su un volo per il Messico per i più svariati motivi (chi è in viaggio di affari, chi sta fuggendo da se stesso, chi ha un incarico da portare avanti, chi ci lavora sull’aereo); per via di un guasto a uno dei carrelli (causato da un impacciato quanto innamorato della sua bella e gravida Penelope Cruz, Antonio Banderas), “gli amanti passeggeri” si ritroveranno a dover trascorrere del tempo prima di poter atterrare in sicurezza su una pista libera. Nel corso del viaggio ognuno verrà a conoscenza di qualcosa di importante che lo riguarda.
Lascio a voi la scoperta dei vari risvolti. Ciò su cui voglio soffermarmi sono alcuni punti, tecnici e non.
Innanzitutto è da notare che il film è quasi monoscenico (si svolge prevalentemente sull’aereo), quasi teatrale ed è ben difficile in questi casi non annoiare il pubblico con una sceneggiatura troppo pesante o nosense…Almodovar invece non sbaglia. Deliziosa la scelta degli attori: da nuovi volti a una sfilata dei suoi più grandi protagonisti; ritroviamo la mitica Lola Duenas nei panni della sensitiva Bruna, Javier Camara nel ruolo di Joserra (uno dei 3 steward rigorosamente gay), un cameo di Banderas e la Cruz e di Paz Vega, Cecilia Roth nella parte di Norma Boss e Carmen Machi che ricordo dolcemente nel bellissimo “Volver” del 2006, qui nella veste di una portinaia amante del colore verde e delle chiacchere (ovviamente)!
Altro elemento è senz’altro la contrapposizione tra le due classi di passeggeri: quelli della buisness sono protagonisti, quelli della classe turistica sono lasciati in un sonno catatonico…forse Almodovar vuole rappresentare la situazione sociale spagnola? Qualunque sia la risposta ciò che conta più di ogni altra cosa è che, in questa favola, ogni personaggio fa realmente un viaggio e trova qualcosa che gli mancava, di cui aveva bisogno. Il Destino è il vero comandante di questa come di quasi tutte le pellicole del regista.
Nel film, giustamente per l’intrattenimento degli spettatori, i protagonisti vengono fatti viaggiare anche dagli amici alcool, droga e “amore libero” (non voglio definirlo né sesso, né amore nel senso proprio dei termini), elementi che ricordano l’Almodovar degli inizi (“Che ho fatto io per meritare questo?” del 1984) un Almodovar che, però, non è come suo solito nostalgico ma al contrario particolarmente frizzante e speranzoso. Un elemento di “novità” che mi ha fatto apprezzare ancor di più la pellicola.
Infine, menzione a parte va alla scena in cui l’areo atterra: non viene ripreso l’atterraggio ma l’interno quasi buio e perfettamente ordinato dell’aeroporto. Tutto è ordinato, ogni cosa è al suo posto nel cuore degli “amanti passeggeri”. E’ questa la nota di stile, da cui si capisce (o si deve ammettere per i più restii) la finezza e la capacità del regista. Gracias Pedro…tu eres un verdadero artista!
Spero il mio post vi sia piaciuto… 3 stelle e ½ per questo film.
Con affetto, vostra,
Cris
Fonti: Wikipedia
Dear readers,
With his latest movie, Pedro Almodovar almost looks like he's going back to the beginning
of his career, going through a completely different genre compared to his last
movie (“The skin I live in"
with Antonio Banderas) and flying to
yet another confirmation of his talent as an artist.
Let's admit it: Almodovar is a great director who,
while having strong features that might not please everybody (his ubiquitous
references to sexual freedom, to "paganism" if I can call it so), is
always able to tell real fairy tales.
This is something you'll find also in my review of the
2002 movie "Talk to her".
When you watch a movie by Almodovar, you almost feel
like listening to an amazing story told by your grandmother, that always has an
happy ending and a deep meaning.
You know that I don't like telling you all about the
story of the movie, so I'm just gonna say a few things about it: some people
are flying to Mexico for a lot of different reasons (for work, to escape from
themselves, to do a task, or because they work on the plane). Due to a broken
landing gear (it's Antonio Bandera's
fault, who is clumsy and crazy for his beautiful and pregnant Penelope Cruz), “los amantes pasajeros” will have to find something to do until they
can land safely. During the flight, each one of the passengers will find out
something meaningful about them.
I'll leave you with the surprise. What I want to talk
about are some point, technical and not.
First of all, this movie is almost mono scenic (it takes place on the
plane for the most part), almost theatrical
and it's hard not to make the audience bored with a heavy and nonsense
screenplay...but Almodovar makes no mistakes.
The cast is
perfect: from new actors to some of his most famous protagonists. We see again
the amazing Lola Duenas who plays
the clairvoyant Bruna, Javier Camara
who plays Joserra (one out of the 3 gay stewards); there's also a cameo of Banderas and Cruz and Paz Vega, Cecilia Roth who plays Norma Boss and Carmen Machi that I remember with
pleasure in the amazing “Volver” (2006),
who in this movie plays a porter who loves green and chitchats (of course!).
Another key element is the contrast between the
passenger classes: the one who flies in business class is the main protagonist,
while those who travel in the economy class are left in a catatonic atmosphere…maybe
Almodovar wanted to represent the Spanish social situation? No matter what the
answer is, what really matters is that in this fairy tale, each character
actually goes on a journey, and finds something that was missing, that he
needed. Destiny is the actual
commander of this and many more Almodovar movies.
To entertain the audience, in the movie the characters
are traveling thanks also to alcohol, drugs and lots of "free love"
(I don't wanna call it sex, not even real love), all elements that remind me of
the first Almodovar (“What have I done
to deserve this?" of 1984). An Almodovar that's not sad as he usually
is, but who is unusually bubbly and hopeful. Something "new" that
made me enjoy the movie even more.
Last but not least, I have to mention the landing
scene. What you can see is not the plane, but the tidy and dark airport.
Everything is neat, has its own place in the heart of the "amantes pasajeros". This is the
touch of style, that makes you understand (or admit, if you're particularly
stubborn) the director's fineness and capacity.
Gracias Pedro…tu
eres un verdadero artista!
I hope you liked this post… 3 and ½ stars for this movie. Love,
Cris
Sources: Wikipedia
Traduzione a cura di: Giulia Macciò
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