mercoledì 23 gennaio 2013

DJango Unchained

Image from Google Images

L’ottavo lungometraggio di Quentin Tarantino, uno spaghetti western in piena regola col tocco magico, unico, inimitabile tipico di questo regista con la R maiuscola.
Ho sempre un certo timore a scrivere dei film di questo regista; è uno dei miei preferiti, il mio mito personale e ho sempre paura di non riuscire a trasmettere quello che penso davvero con il testo scritto.
Detto questo, adesso cari lettori, vi dico quello che dovete sapere prima di andare a vedere questa pellicola.
2 ore e 45 minuti, Tarantino ci offre un livello elevatissimo per due ore e un quarto, un livello che lascia davvero sbalorditi per la sua pienezza di significato e passione; a un certo punto, ci sembra che cali un attimo, non sappiamo bene come si evolverà la storia, cosa ci riserverà il finale…siamo quasi pronti a tirare fuori la delusione dalla tasca ma: BOOM, il dolce Tarantino si fa saltare in aria (anche materialmente come avrete modo di vedere), ci offre un suo cameo come spesso fa nelle sue pellicole per dirci: “tranquilli, sono sempre io…beccatevi il finale”. (Anche se, vorrei ricordare, tutti i western hanno un momento in cui l’eroe scompare, sembra sconfitto ma…non dico nulla…shhh Cristina!)
Il film è un omaggio all’omonimo del 1966 di Corbucci, interpretato da Franco Nero, che ci offre un’ “amichevole partecipazione” nell’opera tarantiniana.
La storia è ambientata “da qualche parte nel Texas”, due anni prima della guerra civile; DJango è uno schiavo che è stato separato dalla amata moglie Broomhilda ma viene acquistato e poi liberato dal dottor King Schultz, cacciatore di taglie che ha bisogno proprio di DJango per catturare “morti o vivi”, i tre fratelli Brittle. In seguito tra i due si instaura un legame che li condurrà verso una più ardua missione: liberare la moglie di DJango, prigioniera del ricco proprietario di una piantagione di cotone, Mr. Calvin Candie.
Come mio solito, non vi racconto la storia…perché dovrei commettere un simile delitto? Mi voglio concentrare sul alcuni punti anche se, ahimè, è più facile a dirsi che a farsi.
Tarantino è fico, diciamolo pure, perché non ci offre mai lo stesso spettacolo; ci offre ogni volta un regalo diverso, qualcosa che non ti aspetti e lo fa con maestria e precisione; si vedono lo studio e lei, la regina e la moglie, la Sig.ra Passione.
Il regista sceglie un argomento pesante come portata e come impegno: la schiavitù, ed è proprio qui che si apprezza il suo genio; in questo film vediamo la schiavitù rappresentata come non l’abbiamo mai vista, come non ci sogneremmo neanche di guardarla se non fosse per come Lui ce la fa vedere, ce la fa comprendere e capire.
Dalle scene atroci a quelle più pulp (che, devo dire, sono dosate alla perfezione) siamo accompagnati nella visione da una ricchezza del colore, da un montaggio del sonoro da nomination agli Oscar, da una sceneggiatura altrettanto meritevole e premiata (ai Golden Globe di quest’anno) e da un’ironia eccessiva in momenti in cui non l’aspetteremmo che è la firma e l’arma più grande del regista. E’ grazie a questa che spesso Tarantino ci fa capire il vero senso di ciò che ci mostra; per farvi capire vi suggerisco di prestare attenzione alla scena ove sono protagonisti dei membri del Ku Klux Klan e quando, mentre DJango e il Dottor. Schultz sono pronti a  proporre un accordo a Mr. Candie, quest’ultimo dice a due suoi servi neri di “andare fuori a giocare”; ancora da citare il discorso che il dottor. Schultz fa a Django nel saloon poco dopo l’inizio del film.
E’ da queste “piccole” cose che si capisce che Tarantino è un regista e un uomo di spessore che non affronta gli argomenti, specialmente i più delicati, come uno scherzo ma, al contrario, con massima consapevolezza.
Un’altra scena significativa è quando il Dottor. Schultz uccide uno dei fratelli Brittle e il sangue di questo schizza sui fiori di cotone…il simbolo della ribellione alla schiavitù e del sangue che perdevano i lavoratori di colore mentre strappavano a mani nude il cotone.
Mitico come sempre, ma lasciatemi dire, realmente fantastico è il cast: Christoph Waltz ( vincitore del Golden Globe come miglior attore non protagonista e nominato anche all’Oscar),Leonardo DiCaprio e Samuel L. Jackson, godono di tutta la mia ammirazione e stima…ruoli azzeccati, sentiti e vivi grazie anche alla sceneggiatura premiata (Golden Globe e nomination agli Oscar) e come sempre elevata e quasi teatrale di Tarantino che ci regala un mix eccelso…questi attori sono grandi, la sceneggiatura è ottima e, insieme, sono davvero il top.
Altro elemento indiscutibile è la colonna sonora: un susseguirsi di musiche diverse e calzanti, per finire con un classico come Annibale e I Cantori Moderni di Alessandroni, “Trinity”.
Cosa dire, potrei parlare per ore di questo film e del Cinema di Tarantino, potrei dirvi molto altro…invece vi dico solo quanto segue: non so se Tarantino e DJango vinceranno tutto o parte di quello che si meritano agli Oscar, anche per via del sicuramente bellissimo e degno (non l’ho ancora visto però), “Lincoln” di Spielberg che, guarda caso, parla anche lui, anche se in un’ottica e in un periodo leggermente seguente a quello di DJango, della schiavitù. Ecco, io sono certa di poter dire che sia Tarantino, sia Spielberg affrontano l’argomento in modo consapevole e ragionato, solo che, sono altrettanto certa, a Tarantino non è data la stessa credibilità…è perché, voi mi direte, è un genere diverso, è pulp, è fumettistico…Tarantino dipinge la realtà esattamente come è, vi dico io, e come dovrebbe essere allo stesso tempo; il suo Cinema è un cinema figlio della passione, dello studio nato dalla voglia di sapere, non è scolastico, è qualcosa che viene da dentro, dal cuore e dai sogni…è suo, è nostro perché puro e non gravato dal pregiudizio, è indipendente, è…Unchained.

5 stelle…Top.

Grazie Quentin e grazie a voi, mie cari lettori; con sincero affetto, vostra,

Cris

Fonti: Wikipedia

The eighth movie by Quentin Tarantino, a spaghetti western with some touch of magic - one of this Director's most unique features.
I've always been a little bit afraid to write about this director. He's one of my favorites, my personal hero, and I'm always worried about not being able to really write what I think about him.
With that being said, dear readers, I'm gonna tell you what you need to know before going to see this movie.
2 hours and 45 minutes, Tarantino gives us a high-quality movie for a bit more than two hours. Its meaning and passions really leave us speechless; but then, at a certain point, it looks like the movie slows down a bit. We don't know how the story is gonna turn out, what the ending is gonna be like…we are almost ready to be disappointed, but: BOOM, the sweet Tarantino literally blows up (literally, as you will see in the movie), and gives us a cameo as he often does, and tells us: "Don't worry, here I am...and here's the end". (But, I have to remind you, all the westerns have a point where the hero is missing, and looks defeated...I'm not gonna add anything...shut up Cristina!).
The movie is a tribute to the 1966 homonymous movie by Corbucci, with Franco Nero, that has a small role in the Tarantino movie.
The story is set "somewhere in Texas”, two years before the civil war. Django is a slave that has been separated from his wife Broomhilda; he's then bought and freed by Doctor King Schultz, a headhunter who needs DJango to get the three Brittle brothers - whether they are "dead or alive". Later on, they will built up a bond that will lead them to a harder mission: releasing Django's wife, that's now a prisoner of Mr. Calvin Candie, owner of a cotton plantation.
As usual, I'm not gonna tell you all about it...why should I do that? But I wanna concentrate on some points - even if it's not that easy.
Tarantino is cool, let's admit it, because he never does the same thing. He gives us something new every single time; it's something unexpected, and he does that with skills and precision. You can see his studies, and her, the queen and wife: Passion.
The director chose a tough subject: slavery, and that's why we appreciate his genius. In this movie, we see slavery like nobody has ever shown it before; he has his own way to talk about it, and making us understand it.
From the crudest scenes to the most pulp ones (I have to admit it, they are perfectly balanced), during all the movie we are accompanied by rich colors, a Oscar-worth sound editing, a great screenplay (that's been awarded at the most recent Golden Globes) and an unexpected irony, which is the director's signature. That's how Tarantino makes us understand the real meaning of the movie. For example, pay attention to the part where there are the Ku Klux Klan members, and when DJango and Doctor Schultz are ready to propose an agreement to Mr. Candie, who tells his black slaves to "get out and play". Then, the speech Doctor Schultz makes to Django in the saloon, a little bit after the beginning of the movie.
You understand that Tarantino is a great director and man through these "little" things. He doesn't take these subjects as a joke, but very seriously.
Another crucial scene is when Doctor. Schultz kills one of the Brittle brothers, and his blood goes onto the cotton flowers…the symbol of the rebellion to slavery and the way slaves used to bleed while tearing the cotton.
The cast is amazing, as always. Christoph Waltz (winner of best non-leading actor at the Golden Globes, he has been nominated for the Oscars too), Jamie Foxx, Leonardo DiCaprio and Samuel L. Jackson, I really appreciate them…the roles are perfect, thanks also to the awarded screenplay (a Golden Globe and an Oscar nomination), that gifts us a great mix...these actors are great, the screenplay is perfect and, mixed together, they are amazing.
Another key element is the soundtrack: a combination of different and well-fitting musics, that ends with a classic one like Annibale e I Cantori Moderni by Alessandroni, “Trinity”.
What else can I say, I could go on talking about this movie and Tarantino for hours...I could tell you a lot more, but I'm gonna stop here and say: I don't know if Tarantino and DJango will win all or part of what they deserve to at the Oscars - also because of the amazing “Lincoln” by Spielberg (which I've not watched yet), that is about slavery too, but has a different twist on it. Well, I can honestly say that both Tarantino and Spielberg talk about it in a conscious way, but Tarantino, i’m sure, is not always taken seriously...that's because it's a different genre, it's pulp, it's comicsm, you're gonna tell me... Tarantino portraits reality exactly the way it is - and how it should be, i say. His Cinema comes from passion, from studies, because he wants to know more; it’s not school; it's something that's inside of him, in his heart and dreams...it's his, it's ours, because it's pure and free from prejudices, it's independent, it's…Unchained.

5 stars…Top.

Thanks Quentin, and thank you, dear readers; sincerely,

Cris

Sources: Wikipedia

Traduzione a cura di: Giulia Macciò







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