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Cari
lettori,
non
è certo un’amante dei film di fantascienza che vi parla e quindi provate un po’
a immaginare se lo fossi! In una frase: Snowpiercer
è da vedere.
Bong Joon-ho porta sul grande schermo la storia
tratta dalla grapich novel francese
“Le Transperceneige”, con soggetto e
sceneggiatura dello stesso Joon-ho, musiche perfette di Marco Beltrami, una grande regia e un cast eterogeneo (tra gli
altri, Chris Evans, Octavia Spencer, Ed Harris, Jamie Bell, John Hurt, un’indimenticabile Tilda
Swinton e Song Kang-ho) per la
pellicola più costosa mai realizzata in Corea (budget di 38,2 milioni di
dollari) e con un risultato finale che lo rende uno dei film di fantascienza
(ma non solo) migliori degli ultimi anni.
E’
il 2031 d.c. e una nuova
glaciazione, causata dallo spargimento di una sostanza anti-riscaldamento
globale, ha colpito la terra. Gli ultimi sopravvissuti rimasti viaggiano in
moto perpetuo sullo Snowpiercer, un lungo treno estremamente all’avanguardia e
autosufficiente, costruito dal “lungimirante” signor. Wilford (Harris); come ogni treno che si rispetti anche lo
Snowpiercer è dotato di numerosi vagoni e di numerosi classi: la testa,
composta dalla “sacra locomotiva” in cui risiede Wilford e dedicata ai ricchi,
la classe “economy” e, infine, la coda, in cui sono ammassati i poveracci che
salirono sul treno all’ultimo e “senza prenotazione”.
Curtis (Evans), ragazzo che ha trascorso metà
della sua vita sulla terra e metà sul treno, sarà il capo di una rivolta, il
cui intento è quello di raggiungere la “sacra locomotiva” e di impadronirsi del
treno, in modo da garantire anche ai passeggeri della coda, uno stile di vita
dignitoso al pari degli altri.
Bong
Joon-ho offre uno spettacolo che coinvolge lo spettatore e lo porta con la
mente e gli occhi in un’avventura ai limiti del possibile, racconta una storia
di fantascienza post-apocalittica
ma in realtà descrive, grazie alla metafora del treno, la società e la sua
struttura classista e chiusa, in cui ognuno ha una posizione predefinita, un
posto prestabilito e una funzione tipica. Che abbia a disposizione un treno o
il mondo, l’uomo si è costruito una prigione, uno schema in cui nulla è
lasciato al caso, in cui ognuno è un tassello di un più grande disegno.
E
così, ancora una volta, lo spettatore non vive solo una storia ma riflette
(almeno si spera) sul messaggio della stessa e capisce come l’arte della
pellicola sia spesso un’insegnante saggia e capace.
Il
regista, però, per la creazione che rappresenta il suo debutto cinematografico
in lingua inglese, ci regala anche un messaggio finale di speranza: nonostante
tutto, una scelta c’è sempre e allora scegliamo non la divisione ma l’unione,
come quell’orso che, seppur bianco in un panorama innevato, riesce comunque a
distinguersi.
4stelle
Spero
la mia recensione vi sia piaciuta! Al prossimo post,
Cris
Fonti:
Wikipedia
P.S.
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Dear
readers,
I don't really like sci-fi movies, so just imagine if I did like them!
In just a few words: you have to watch Snowpiercer.
Bong Joon-ho brings to the big
screen the French grapich novel “Le Transperceneige”, with story and screenplay by the same Joon-ho,
perfect soundtrack by Marco Beltrami,
an amazing direction and an eterogeneous cast (for example, Chris Evans, Octavia Spencer, Ed Harris,
Jamie Bell, John Hurt, an unforgettable Tilda
Swinton and Song Kang-ho). This
was the most expensive movie ever realized in Korea (with a 38,2 million dollar
budget) and a final result that makes it one of the best sci-fi (and not)
movies of the last few years. We are in 2031
d.c. and a new glaciation, caused by the release of an anti-global warming
substance, has hit our planet. The last survivers travel in perpetuity on the
Snowpiercer, a long, modern and self-sufficient train built by the
"prescient" Mr. Wilford
(Harris). Like every other train, the Snowpiercer has many carriages and
classes: the head, made by the "sacred locomitive" where Wilford and
other rich people live; the “economy” class and the end, where poor people got
"without booking" last minute. Curtis
(Evans), a guy who has spent half of his life on earth and half on the train,
will be the chief of the insurrection, whose aim is reaching the "sacred
locomotive" and take possession of train, in order to guarantee everybody
(even the poorest one) a dignified life, like everybody else has. Bong Joon-ho
gives us a captivating show, who takes the viewer's mind and eyes through an
adventure to the extent possible. He tells us about a post-apocalyptic sci-fi story, but he actually uses the train
metaphor to describe our closed and classist society, where each one of us has
a defined position and a typical function. No matter if you live in a train or
on earth: men build up a prison, where nothing is left to the unknown, where
everybody is a tile of a much bigger mosaic. So, once again, not only does
the audience see a story, but (hopefully) it also thinks about the message it
comes with, and understands how movies are often a wise and capable
teachers. But the director, for its debut English movie, gives us a final
message full of hope: in spite of everything, there's always a choice to make,
so let's choose union and not divisions. Like that bear that, even if it's
white in a snowy landscape, it's still able to stand out.
4 stars
I hope you liked my review! See you in the next one,
Cris
Sources: Wikipedia
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Traduzione a cura di: Giulia Macciò
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