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Cari
lettori,
Steve McQueen (“Hunger”,
2008 e “Shame”, 2011) porta sullo
schermo la storia vera di Solomon
Northup (la cui autobiografia uscì nel 1853), dotato violinista che viveva
libero con moglie e figli nella contea di Saratoga e che, nel 1841, venne
rapito da una coppia di falsi agenti di spettacolo e venduto come schiavo.
La
sua atroce esperienza si prolungò, come dice il titolo, per ben 12 anni tra
lavoro forzato e supplizi presso tre diverse piantagioni e sotto diversi
padroni, tra cui lo schiavista Edwin
Epps (interpretato da Michael
Fassbender con cui il regista ha ormai stretto un sodalizio lavorativo),
dotato dell’ignoranza più becera e della cattiveria più inutile.
McQueen
ha scelto di mostrare allo spettatore il delicato argomento della schiavitù che
ancora rappresenta una cicatrice per il paese che si fa vanto del “sogno
americano” e che è stato recentemente affrontato da altri registi di elevato
livello, seppur con storie dissimili (“Lincoln”
di Spielberg, 2012 e “Django Unchained” di Tarantino, stesso anno). Il regista
inglese ha però scelto di raccontare una storia senza espiazione, muta, in cui
il protagonista silenziosamente vive l’esperienza in cui si trova senza
ribellarsi apertamente ma anche senza accettare la propria situazione, senza
dimenticare la propria condizione originaria, fino a un crescendo di emozioni
che si libera in un canto comune per un lutto, in quel canto che è simbolo di
unione tra quelle persone private del primo diritto che l’uomo ha al momento
della nascita.
Lo
spettatore vive con Solomon (interpretato da un capace Chiwetel Ejiofor) quella privazione, quell’ingiustizia e quella
legge sbagliata che non ha risparmiato nessuno, né Solomon con la sua libertà,
né la popolazione nera, né tantomeno (e ancora prima, ricordiamolo, come ha
fatto McQuenn mostrandolo in una scena) i nativi americani, a cui fu strappata
la terra natia.
Quello
che il regista non dice però, calcando di conseguenza sulla condizione abietta
dei personaggi negativi padroni di Solomon (da Edwin al venditore di schiavi
interpretato da Paul Giamatti fino a
John, un sempre bravo Paul Dano, padrone della prima piantagione
in cui Solomon venne portato), aspetto certamente essenziale ma non unico, è il
motivo (ahimè antico, sporco e schifoso) della schiavitù e di molti altri
genocidi della storia, non solo americana: il denaro.
Come
spiattellava apertamente l’indimenticabile personaggio del Dottor. Schultz a Django
nel citato film di Tarantino: “Lo schiavismo è un commercio: carne per
contanti”.
La
storia mostrata da McQueen cade quindi su un profilo quasi prettamente
personale del protagonista e dei personaggi di contorno (come la schiava Patsey), scelta credo voluta ma che
rappresenta una goccia di un sicuramente più ampio panorama.
La
scelta del cast è nel complesso azzeccata, specialmente per attori come Dano e
Giamatti, relegati però a ruoli di contorno; la pellicola di genere
autobiografico è stata nominata a
numerosi premi Oscar (2014) tra cui Miglior
film, Miglior regia e Miglior sceneggiatura non originale…vedremo
se avrà più successo di Lincoln o di Django Unchained che agli Oscar 2013,
nonostante numerose nomination, si aggiudicarono solo due statuette ciascuno.
Vedremo
anche la prossima scelta di McQueen, se ripiegherà nuovamente su personaggi
prigionieri e sul medesimo attore o se invece cambierà registro e tenterà un
azzardo, stupendoci davvero.
3 stelle.
Spero
la mia recensione vi sia piaciuta, al prossimo post,
Cris
Fonti:
Wikipedia
P.S.
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Dear
readers,
Steve McQueen (“Hunger”, 2008 and “Shame”, 2011) is back on the screen
with the true story of Solomon Northup
(whose autobiography came out in 1853), a talented violinist who used to live
freely with his wife and kids in the county of Saratoga, but who got kidnapped
in 1841 by two false show agents and then sold as a slave. As the title
says, his atrocious experience lasted for 12 years, between forced labour and
tortures in three different plantations and under different owners - like, for
example, Edwin Epps (played by Michael Fassbender, who is now really
close to the director work-wise), provided with the most vulgar ignorance and
the most useless malice. McQueen has chosen to show the audience the delicate
theme of slavery - which still represents a scar for that country who's proud
of its "American dream" - like many other directors lately, even if
with different stories (“Lincoln” by
Spielberg, 2012 and “Django Unchained” by Tarantino, same year). However, the
British director has decided to tell us an atonement-free, mute story, whose
protagonist silently lives his experience without openly rising up or trying to
forget about his original conditions. It's a climax of emotions all the way to
a song for a common mourning, a song that's the symbol of union between those
who got deprived of their first right every man has once he's born. The viewer
lives with Solomon (played by a good Chiwetel
Ejiofor) that deprivation, that injustice and that wrong law that spared
nobody, neither Solomon and his freedom, nor black people or even Native
American (as McQueen shows in a scene), who lost their native land a long time
ago. The directors highlights one of the most important aspects of the story:
the poor conditions of Solomon's negative owners (from Edwin to the slave
sellers played by Paul Giamatti, all
the way to John, a great Paul Dano, the owner of the first
plantation Solomon worked for). But this is not the only one. What the
directors doesn't say is the reason (an old, dirty and revolting one, i'm
afraid) why slavery and many other genocides (even in America) existed: money. Like
the unforgettable characted of Dr.
Schultz used to openly blurt out to Django in Tarantino's movie: “Slavery
is a trade: meat for cash". The actual story McQueen showed us leans
almost completely onto the personal side of the protagonist and the other
characters (like the slave called Patsey);
I think this was a deliberate choice, but it's jsut a drop of a way bigger
ocean. On the other hand, the cast is amazing, especially thanks to actors like
Dano and Giamatti, who were relegate to minor roles. This autobiographic movie
got nominated for many Oscars (2014) like Best Movie, Best Director and Best Adapted Screenplay...we'll see if it will be more successful
than Lincoln or Django Unchained who only got 2 awards each at the 2013 Oscars
- despite the copious nomenees. We will also see McQuenn's next choice: if
he will once again focus on slaves and the same actor, or if he will change and
get out of his comfort zone to truly surprise us.
3 stars
I
hope you liked my review. See you in the next one,
Cris
Sources:
Wikipedia
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thanks!
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