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Cari
lettori,
Woody Allen torna sul grande schermo (dopo
l’acclamato “Blue Jasmine”, 2013)
con una pellicola deliziosa dipingendo con una storia al confine tra ragione e
magia, un autoritratto unico di un’artista memorabile.
Berlino, fine anni ’20: Stanley Crawford
(un sempre fantastico Colin Firth,
doppiato in italiano dal magnifico Stefano
Benassi) è un famoso illusionista (nome d’arte Wei Ling Soo) capace, razionale e raziocinante. Un amico di vecchia
data e collega Howard Burkan gli
propone di smascherare Sophie Baker
(una capace Emma Stone), una giovane
ragazza che con l’aiuto della madre truffa ricche famiglie asserendo di essere
una sensitiva, dichiarando che lui stesso non è riuscito nell’impresa. Quale
compito più elementare per il grande Crawford, fervente seguace di filosofi
come Hobbes (“Homo homini lupus”),
Darwin (la teoria dell’evoluzione) e Nietzsche (“Dio è morto”)?
Allen
riesce a combinare con maestria e conoscenza gli elementi che da sempre
caratterizzano la sua personalità e le sue opere, creando una storia semplice
sull’argomento più difficile che un uomo (e lo stesso regista) possa mai porsi:
c’è davvero qualcosa oltre la vita?
Da
vero ateo (oserei dire da vero Ubermensch,
l’Oltreuomo di Nietzsche), Allen
concede a solo due elementi l’effetto di palliativo per una vita all’insegna
della sofferenza e della condanna inevitabile (l’arrivo della temuta donna con
la falce): l’illusione della magia (come il protagonista Allen è un’artista e
incanta lo spettatore con pellicole uniche) e l’amore, l’unica irrazionalità
socialmente accettabile.
L’elemento
della magia è presente in diversi film del regista, tra gli altri “La maledizione
dello scorpione di giada”, 2001
e, il mio preferito “Scoop”, 2006 ed è inevitabile che sia a lui legato perché, pur cinico e
senza speranza nei confronti della vita (e della morte, notare luogo e tempo in
cui la storia è ambientata) è forse, in fondo, uno degli artisti con maggiore
sensibilità.
3 stelle ½
Cristina
Tenca
Fonti:
Wikipedia
Dear
readers,
Woody
Allen is back on the big
screen (after the well-appreciated “Blue Jasmine”, 2013)
with a delightful movie which is all about that borderline between reason and
magic; a unique self-portrait by an unforgettable artist.
Berlin,
at the end of the ’20s: Stanley Crawford (an
amazing Colin Firth, dubbed in the Italian version by the great Stefano
Benassi) it's a famous illusionist (his stage name being Wei Ling
Soo): he's capable, rational and reasoning. An old friend and colleague, Howard
Burkan, proposes him to call Sophie Baker's bluff (a
great Emma Stone), since he's never been able to do it. She's a
young girl that, with her mom's help, swindles rich families, telling them
she's a medium. It couldn't be easier for the great Crawford, fervent
follower of philosophers like Hobbes (“Homo homini lupus”), Darwin (the
evolution theory) and Nietzsche (“God is dead”)?
Allen
is able to combine with mastery and knowledge the elements he has always used
and that he's famous for, creating a simple story about the hardest subject
ever: there's something after life?
As
a true atheist (I'd almost say, as a true Ubermensch, the Uberman by Nietzsche),
Allen gives only two elements the palliative effect people need in a hard life:
the illusion of magic (as the protagonist, Allen is an artist and enchants the
viewer with unique movies) and love, the only socially acceptable
irrationality.
The
magic element has already been used in other movies by this director: for
example, "The Curse of the Jade Scorpion", 2001, and
my favorite“Scoop”, 2006. It's obvious that he's
linked to it, because - even if he is so cynical and hopeless towards life (and
death as well, you can see it from the movie's settings) - he's one of the most
sensible artists out there.
3
stars and ½
Cristina
Tenca
Sources: Wikipedia
Traduzione
a cura di: Giulia Macciò
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