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Cari
lettori,
Clint Eastwood, veterano del Cinema americano e dei suoi
eroi, torna ancora una volta sul grande schermo, dopo “American Sniper” (2014) con una storia realmente accaduta: “il
miracolo sull’Hudson”.
America,
15 gennaio 2009: il capitano “Sully”
Sullenberger (un prevedibilmente
bravo Tom Hanks) esperto pilota con
quarant’anni di carriera alle spalle e una meritata pensione alle porte, fa
decollare il volo US Airways 1549 con 155 anime a bordo; dopo solo due minuti
uno stormo di uccelli “alla Hitchcock” provoca un danno irrimediabile ai
motori, costringendo il capitano a una scelta azzardata quanto geniale, un
ammarraggio sul fiume Hudson. Incredibilmente l’atterraggio ha successo, tutti
sopravvissuti, grazie anche alla pronta collaborazione della polizia portuale; Sully è ora un eroe per l’opinione pubblica ma non per la National
Transportation Safety Board che sostiene che il capitano non abbia rispettato
la procedura standard. Dopo una vita in volo, Sullenberger, sarà giudicato per
soli 208 secondi.
Non
importa che sia appena iniziato il 2009 e che l’unica buona notizia sia l’uscita
del film di Eastwood “Gran Torino”
(da notare il cameo del regista sul maxi schermo mentre un preoccupato Sully “Forrest”
corre per New York), per la burocrazia americana non importa che il capitano
Sullenberger abbia salvato tutti, importa solo che non abbia rispettato il
manuale.
E’
un’America in crisi quella presentata da Eastwood in questa pellicola, un’America
amata dal regista e dal popolo ma che ha fame di cambiamento e sviluppo e per
la quale l’ammarraggio di “Sully” è un segno di speranza. Non c’è nulla di
divino su un atterraggio sull’acqua, come si potrebbe invece pensare, c’è però qualcosa
di eroico e, soprattutto, di umano.
Sono
la saggezza (del capitano/regista) e la collaborazione (degli assistenti di
volo, dei soccorsi/del cast e dei tecnici) che garantiscono il risultato. Nonostante
una trama quasi inesistente e qualche cliché (i dialoghi, specialmente tra
moglie e marito), il film è visivamente forte e tiene lo spettatore in tensione
fino alla fine, regalando un sorriso e un’ironica consapevolezza: Eastwood è un
grande regista ma, prima di tutto, è un vero americano.
3
stelle
Fonti:
Wikipedia
Cristina
Tenca
Dear
readers,
Clint Eastwood,
veteran of american Cinema and its heroes, comes once again back on the screen
after “American Sniper” (2014) with a
true story: “ the Hudson miracle”.
America, 15th January 2009: captain
“Sully” Sullenberger (a predictable good at -Tom Hanks) a forty-years career expert pilot in proximity of a earned ritire, takes the US Airways 1549 flight off with 155 people
on board. It takes only two minutes to a storm of “Hitchcock” birds to made an
irreparable damage to the engine. This forces the captain to take a risky but
brilliant choice – a splashdown on the Hudson river. Incredibly it has been a
success and everybody is safe, also thanks to the Coast Guard. So Sully is now
a hero, but not for the National Transportation Safety Board which says that
the captain had not acted according to standard procedure. After having spent all
his life on board, Sullenberger, will be judged for 208 seconds.
It doesn’t matter that 2009 has just
begun and that the only good news is Clint Eastwood’s “Gran Torino” soon on the screen ( to be noticed the director’s cameo on the screen while a worried Sully
“Forrest” is running around New York), to the american bureaucracy it doesn’t
matter if captain Sully saved the entire flight, the only thing that counts is
that he did not respect the operating manual.
With this movie Eastwood makes a
portrait of a country in crisis, a beloved America which really needs to change
and develop, and to which Sully’s splashdown gave hope. Because there’s nothing
blissful in a splashdow but it’s heroic and, above all, human.
The success is the result of wisdom
(captain’s/director’s) and cooperation (flight attendants’/ rescuers’ / cast’s
and technicians’). In spite of a quite lacking plot and some clichè (dialogues,
especially wife-husband) the movie is strong and creates tension in the
audience until the end. It also gives a smile and an ironic awarness: Easwood
is a great director but, first of all, he is a real american.
3
stars
Sources:
Wikipedia
Traduzione
a cura di: Sara Segalini
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